LA STORIA DI FATAMORGANA

MariaAgnese Spagnulo in arte Fatamorgana, nasce in Puglia e trascorre l’infanzia e l’adolescenza in una cascina fuori città a stretto contatto con la natura e i suoi doni. Insieme alla sua famiglia, per proprio uso e consumo, coltiva ortaggi e verdure, ma i più cari a Maria sono e restano gli alberi da frutto. Peschi, alberi di fico, albicocchi e il prediletto mandorlo, sul quale si arrampica ogni giorno per inebriarsi del suo profumo e sapore:

“I colori e i sapori della mia terra erano tutti da scoprire, mi attirava soprattutto l’odore. Ancora oggi per creare nuovi accostamenti lascio che siano gli odori a guidare la mia fantasia ”

Insieme all’amore per la terra, Maria Agnese coltiva la passione per il gelato mangiando i suoi gusti preferiti, pistacchio e cioccolato, tutte le volte che può. Finchè, a quattordici anni, in un mercatino dell'usato trova casualmente un manuale con 214 ricette intitolato “il gelato artigianale italiano”, costatole 1000 lire, con le tecniche base per la produzione. Così da quel giorno, oltre a mangiare gelato spesso e volentieri, comincia a prepararlo per se e la famiglia sperimentando nuovi gusti, attingendo ispirazione da tutto ciò che la natura circostante le offre:

“A volte mia madre mi trovava intenta a cuocere creme sul fuoco, convinta preparassi la farcia per una torta, quando poi le spiegavo che stessi preparando del gelato, mi guardava incredula chiedendosi come potessi preparare un qualcosa di freddo cuocendolo a caldo”

Crescendo continua a coltivare la sua passione per il sottozero sperimentando e approntando la propria personale tecnica, ma Maria Agnese è poliedrica, ha energia da vendere e intraprende così gli studi e la carriera di attrice. Il teatro la porta in giro per l'Italia e in ogni città non perde occasione per provare il gelato locale, convinta assertrice che sapori e colori dei frutti della terra cambino di regione in regione, portando con se tutta la storia e la cultura di un posto.

Sarà proprio il teatro che nel 2001 porterà Maria Agnese e il suo compagno Francesco (anche lui attore), oggi anche socio, a trasferirsi a Roma. In quello stesso anno le viene diagnosticata la celiachia, e sarà proprio questa diagnosi che alzerà il livello della sperimentazione che Maria Agnese metterà in atto per raggiungere il grado di naturalità che vuole dare al suo gelato, prima di tutto per se stessa:

“All'epoca non c'erano molte gelaterie che producevano gelato senza glutine, e in generale veniva proposto in alternativa a quello “normale”. Non mi è mai piaciuta questa distinzione, per cui mi sono messa in testa di poter creare un gelato il più possibile naturale, che potesse essere gustato e apprezzato da chiunque senza distinzioni, un gelato per amanti del gelato”

Il 2002 sarà l'anno della svolta decisiva. Il lavoro in teatro non ingrana come sperato, e Maria Agnese viene a conoscenza dei finanziamenti per l'imprenditoria femminile erogati dalla Regione Lazio. Nasce così l'idea di trasformare la sua passione di sempre in un vero e proprio lavoro: produrre gelato artigianale naturale.

Appronta così il suo progetto, lo propone e a Natale le comunicano che il finanziamento è passato. Con non poche difficoltà riesce a realizzare il suo sogno e ad agosto del 2003 spalanca le porte del suo mondo fatato in Via Lago di Lesina.

Per l'apertura seleziona fra le sue creazioni 25 ricette che già da allora suscitano incredulità anche e soprattutto fra gli addetti ai lavori. Si, perché Maria Agnese non si limita ad accostare 2 ingredienti per ogni gusto come tradizione vuole, ma si spinge in là riuscendo a far convivere in una favolosa anima armonica fino a 5 ingredienti. Nonostante le fosse stato sconsigliato di aprire con quella selezione, decide di rimanere fedele a se stessa non scendendo a compromessi, perché il suo obiettivo non è semplicemente vendere gelato, ma condividere una visione di gusto:

“Se non ricordo male, fra le 25 proposte non c'erano gusti tradizionali come la stracciatella e il cioccolato semplice. Inizialmente gli abitanti del quartieri mi identificavano come la gelateria strana”

Per i primi due anni gestisce tutto da sé, lavorando anche dodici ore al giorno per continuare ad affinare la sua tecnica di gelato naturale. Infatti, alle sue creazioni ben presto aggiungerà la produzione delle cialde per i coni, ovviamente senza glutine, e altre delizie di cioccolato da proporre fuori stagione.

La tenacia e gli sforzi sono finalmente ripagati nel 2005 con il premio per la “qualità” conferitole dal Gambero Rosso, con il quale raggiunge la consacrazione e l'appellativo di “fata del gelato”.

Il suo scopo però non è ricevere meriti, per quanto importanti, ma portare avanti la sua rivoluzione contro i preparati a favore di un gelato naturale, obiettivo che realizza nel 2009, raggiungendo l'equilibrio perfetto fra gli ingredienti facendo a meno di addensanti e additivi:

“c'è più lavoro da fare, ma preferisco produrre in laboratorio da me tutte le variegature, le salse, infusi, uso spezie intere e non in polvere, proprio per essere certa che sia tutto fresco e naturale”

Negli ultimi due anni i punti vendita nella capitale sono diventati sei con un laboratorio centralizzato, dove Fatamorgana con le sue assistenti continua a fare la sua magia.